martedì 22 aprile 2008

Carlos Castaneda


Il 19 Giugno del 1998 è stata annunciata la morte di Carlos Castaneda. Il mito diventa, così, leggenda.
Difficile inquadrare il personaggio, impossibile definire lo scrittore.
Un imbonitore, un antropologo sui generis, un ciarlatano, uno sciamano, un grande scrittore….l’hanno etichettato in mille modi.
La realtà è che troppo pochi hanno letto i suoi libri con un minimo di distacco. Impresa difficilissima, peraltro. Io stesso, dopo aver letto”Viaggio a Ixtlan”, stavo per partire alla volta del Messico.
Osteggiato e spesso disprezzato dalla “casta” dell’antropologia mondiale, quella “seria”, quella “scientifica”, quella che conta, Castaneda ha avuto un successo di pubblico enorme, soprattutto negli anni ’70, quando gli allucinogeni erano usati come mezzo per approfondire “conoscenza” e “consapevolezza”.
Inizialmente, il giovane antropologo dell’università della California, parte per il Messico per raccogliere informazioni sulle piante medicinali usate dagli indio Yaqui. Durante uno di questi viaggi incontra Don Juan, stregone, “brujo”, “uomo di conoscenza”, molto preparato su ogni tipo di pianta, soprattutto il pejote. Un incontro che sconvolgerà letteralmente l’esistenza di Carlos.
Castaneda diventerà l’apprendista di don Juan e farà esperienze inimmaginabili, gli si aprirà un vero e proprio universo parallelo dove i consueti riferimenti logico-cognitivi semplicemente non avranno più senso.
Solo in pochi hanno avuto il buon senso di “leggere” l’opera di Castaneda come una grande ALLEGORIA.
“Vivere come un guerriero” è un modo di porsi, un atteggiamento verso la vita, verso il quotidiano. Essere sempre “consapevoli” e “pronti” in ogni momento di questa nostra insondabile e incerta esistenza è semplicemente l’unica cosa saggia da fare.
Con uno stile semplice e concreto, Castaneda ci trascina in un mondo fantastico e terrificante……MAGICO.



I suoi detrattori sono stati tanti (come da copione).
Insigni studiosi che hanno totalmente trascurato un fattore poco trascurabile: il linguaggio.
Il linguaggio “costruisce” il mondo e determina le strutture logico-cognitive con le quali noi lo percepiamo.
Castaneda, da ottimo antropologo, è entrato TOTALMENTE nel mondo degli stregoni Yaqui, cercando di afferrarne la logica interna, lontanissima dalla nostra e difficile da comprendere…per lo meno con i normali mezzi percettivi.
La nostra cultura e il nostro linguaggio rendono difficile accettare come “reali” le esperienze raccontate nei diari-romanzi dell’ Autore, ma lo stesso termine “reale” ha valenze molto differenti a seconda della cultura in cui è usato.
In questi ultimi anni il movimento “New Age” sta generando molta confusione. Con “New Age” spesso intendiamo un gran calderone che contiene discipline diversissime tra loro, dallo Yoga alla floriterapia, dallo Zen allo shatsu e chi più ne ha più ne metta.
“A scuola dallo stregone” è uscito nel 1968, ventisei anni prima de: ”La profezia di Celestino”.
“E’ stato affermato che l’Occidente non ha mai prodotto nessuna via di conoscenza spirituale paragonabile al grande sistema dell’Oriente, ed è per questo che i libri di Castaneda hanno il valore di una vera e propria rivelazione.”
La Rizzoli ha ripubblicato tutta l’opera. Cominciate dall’inizio:
“A scuola dallo stregone”; “Una realtà separata”; “Viaggio a Ixtlan”

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