- Possibile che con te non si possa mai fare un discorso serio? -
Ridacchiando, getto un’ occhiata al bicchiere della mia Harp strong, dimezzato; mi schernisco:
- Ma non è vero, Sandra, tu ed io non abbiamo avuto molte occasioni per parlare, così, a quattr’ occhi, e poi, con questo casino, che discorsi seri vuoi fare? -
Il pub, effettivamente, è affollato: militari rumorosamente in cerca di compagnia, Inglesine con la stessa intenzione, ma più discrete, Irlandesi ubriachi lerci.
- Guarda che sei stato tu a dirmi “ ti porto in un pub carinissimo dove spillano la birra più buona di Roma “ -
- Ma infatti. Perché, non ti piace questa birra? - non riesco a non ridere.
- Stupido! Ecco, lo vedi? -
- D’ accordo, d’ accordo. Parliamo seriamente. Parlami di te. - trattenendo a stento il riso con i denti.
Lei comincia a parlare, intermezzando disavventure sentimentali a lunghe sorsate di birra.
Io mi accendo una sigaretta, distratto.
Va bene che a Roma non c’é quasi più nessuno, che alla TV non c’ era un film accettabile, che avevo una sete impellente, ma proprio questa idiota dovevo chiamare? Che caspita ci faccio io, qui, adesso?
E mi chiede pure di essere serio!
Beh, ormai la cazzata l’ ho fatta, stiamo al gioco.
Sandra continua a parlare, la voce sempre più “strascicata”, le pause sempre più lunghe; poi, con un’ espressione maliziosa:
- Però, lo sai che non è affatto male, questa birra! - e giù a ridere a crepapelle,
così, all’ improvviso; come davanti ad una smorfia di Toto’.
Io mi guardo intorno, un po' imbarazzato.
- Ehi, tutto bene? - avvicinandomi.
- Si si. Sai, avevi ragione, questa birra è proprio ... - e giù un’ altra risata.
Solo adesso mi accorgo che della sua “media doppio malto” non ne è rimasto che un dito.
- Va bene, adesso andiamo, su... - aiutandola ad alzarsi.
- Si andiamo... - con gli occhi lucidi e ammiccanti: - Guidi tu? -
Puoi giurarci!
- Si, non preoccuparti. - Devo sorreggerla per quanto barcolla.
Lasciamo il locale tra mille occhi divertiti.
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- Senti, ma tu mi trovi ambigua? -
L’ auto è parcheggiata in una viuzza tranquilla, al riparo da sguardi indiscreti.
Sandra sembra aver smaltito la sbornia.
- Ambigua? -
- Si, mi trovi un tipo ambiguo, che so, negli atteggiamenti, o... -
Meglio sbronza: se non altro aveva l’ alibi di uno stato di coscienza alterato; ma come fa ad infilare tante idiozie una dietro l’ altra?!
- Qualcuno ti ha detto che hai degli atteggiamenti ambigui? -
- Si, il dentista. -
Il dentista?!
- Il tuo dentista? -
- Si; durante una seduta, qualche giorno fa. -
Durante una seduta?!
Ma quanto può essere ambiguo, un premolare?!
- Sai, ha cominciato ha fare strani discorsi, su certi miei atteggiamenti... -
Terrificante! Davanti a delle ganasce spalancate, con il gorgoglio del tubicino che risucchiava saliva, gengive sanguinanti, quell’ uomo riusciva a pensare agli “atteggiamenti ambigui” di questa cretina!
Un eroe!
Lei continua a raccontare, ( annichilendo Stephen King ), mentre, con una mossa ben studiata, ruota su se stessa, appoggiando la schiena allo sportello, mettendomisi di fronte, alzando appena la gonna, già corta.
Il mio disagio è ormai evidente.
- Ma cos’ hai, sei nervoso? -
- No, sai, i dentisti mi mettono sempre in agitazione... -
- Su, piantala... vieni qui. - mi prende per le spalle e, con agilità sorprendente
allarga le gambe, mi adagia sul sedile e comincia a massaggiarmi il collo.
- Dio quanto sei teso! -
Altro che teso! La situazione è ad un punto di non ritorno e io, che oltretutto non sono più neanche brillo, non ho nessuna intenzione di arrivare al solito, naturale epilogo di ogni circostanza simile.
Capisco che devo dare fondo a tutte le mie risorse; torno a sedere al mio posto, la guardo tenero e serissimo:
- Sandra, ti ho mai raccontato quello che mi è successo a Beirut? -
- Beirut?! Quando sei stato a Beirut? -
- Nel momento peggiore... - qui mancava solo un “baby” alla fine ed era perfetto.
- Sai, tra l’ ottantadue e l’ ottantaquattro sceglievano alcuni militari di leva,
a caso, e li mandavano in Libano. -
Ma che sto dicendo, questa non sa neanche dove sia, il Libano.
- Nel Libano a fare che? -
E infatti! Ma con chi diavolo sono uscito, con una ragazzina di “non è la rai” ?
Cerco di mantenermi calmo.
- Senti, hai presente la Bosnia? -
- Certo! Dove credi che viva, sulla luna? -
Ora la picchio!!
- Beh, stessa cosa: dieci anni fa, nel Libano c’ era lo stesso casino; a dire la
verità il casino c’ è ancora, ma tra i giornalisti è passato di moda.
Comunque: il nostro Governo decise di mandare un contingente di pace;
così sono partito anch’ io: tre mesi a Beirut ... - lo sguardo perso nei ricordi:
- ... e lì c’ era la guerra, quella vera! - Bogart sarebbe fiero di me.
- Davvero?! -
Presa! Ormai nulla potrebbe distrarla o farla dubitare del racconto.
Libero ogni freno:
- Beh, è chiaro che non eravamo in prima linea; siamo andati come supporto
ai “caschi blu”, te l’ ho detto; comunque, le bombe ti assicuro che le sentivamo.
Un giorno... un brutto giorno eravamo in perlustrazione, un po’ distanti dal
Campo; io mi sono allontanato per qualche metro e ad un tratto...
... l’ esplosione! Il proiettile del mortaio sarà caduto ad una decina di metri; ricordo solo un fischio, un bagliore accecante... poi il buio. -
Sandra sta trattenendo il fiato, non riesce più neanche a fare domande.
Così posso continuare, serissimo:
- Ho perso conoscenza per un paio d’ ore. All’ ospedale del Campo, i medici
mi hanno visitato a lungo, hanno fatto tutti i controlli possibili: nulla; non mi
sono fatto neanche un graffio. -
- Fiuuu... meno male... - riesce a sussurrare.
- Aspetta a dirlo... - qualche secondo di suspense è d’ obbligo.
- Quando sono tornato, finito il militare, mi sono fatto visitare dal mio medico:
era tutto normale... tutto tranne... -
- Cosa?! Dài, non tenermi così! Cosa!? -
- Beh sai, all’ inizio pensavo fosse ancora lo shoc, ma dopo qualche mese ho
cominciato a preoccuparmi... -
- Piantala! Vuoi dirmi che cos’ hai? -
Un profondo sospiro, le sfodero il mio sguardo più vittimistico, e:
- Da allora non riesco più ad avere un’ erezione! -
- Oddio! - e si copre il viso con le mani.
Ho un istante di rimorso; forse ho esagerato... no! Se lo merita!
Lei mi sta guardando, amorevolmente imbarazzata:
- Mi dispiace, mi dispiace veramente; non pensavo... -
- Che vuoi farci. Ho provato di tutto, farmaci, psicoterapia... niente, non
c’è niente da fare.
Comunque, poco tempo fa, mi sono rivolto ad un bravissimo neurologo che
mi ha dato qualche speranza; sto facendo una terapia... vedremo.
Senti Sandra, mi accompagneresti a casa? -
- Certo, tesoro. -
Mette in moto e partiamo.
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