
“Scrivo stupidaggini perché non voglio lasciare un segno, voglio essere dimenticato.”
“Allora perché NON scrivi e basta?”
“Beh, non così TANTO dimenticato!”
Il nome di Tiziano Sclavi viene sempre associato a Dylan Dog e giustamente. L’ingresso dell’”indagatore dell' incubo” nel mondo dei fumetti è stato travolgente; un macigno in uno stagno. Quanto di più innovativo ci sia stato negli ultimi vent’anni, nei contenuti e nei codici.
Ma l’Autore ha scritto anche alcuni romanzi, sempre sul genere noir-horror. Tutti tranne questo.
Attorno alla redazione di una casa editrice di fumetti si intrecciano le storie, i piccoli episodi quotidiani dei protagonisti.
Leit motiv del romanzo il dialogo che si svolge in una trattoria tra uno di loro e la ragazza appena conosciuta. Lui è brillante e nevrotico, un po’ ansioso, lei, carina e accogliente. L’atmosfera è comunque idilliaca.
Parallelamente, vediamo spezzoni di vita, sentimentale e non, degli altri “fumettari” Ognuno con le proprie idiosincrasie, le depressioni e le gioie tipiche degli “over 30”. In sottofondo: la solitudine, o, meglio, la paura della solitudine che li accompagna.
Ciò che li accomuna è uno stato diffuso di insoddisfazione e, soprattutto, insofferenza verso la stupidità, la banalità, la volgarità che li (ci) circonda. E di volgarità e stupidità, in questo periodo
ce n’è ovunque a iosa.
Tommaso è indietro di alcune “tavole” che non ha alcuna voglia di fare; ogni tanto si affaccia in redazione giusto per assicurarsi di avere ancora un lavoro e lamentarsi coi colleghi, che a loro volta colgono l’occasione per lamentarsi con lui. Non ha una ragazza e ne soffre.
Cohan riceve una telefonata da un’ammiratrice che sta scrivendo una tesi su di lui. Finge di schernirsi ma alla fine la invita a casa per “un’intervista”. I due finiranno col mettersi insieme.
Nella trattoria, tra spaghetti aglio e olio e pappardelle al sugo di lepre, la conversazione scivola via, ironica e confidenziale. Lui accenna alle proprie crisi depressive:
“……Questi sbalzi di umore. Andavo su e giù ad una velocità incredibile. Ero una montagna russa.”
“ E adesso?….”
“ Bah, forse un po’ meno. Una montagna polacca.”
……E così via…..
“ Tiziano Sclavi, questa volta, ha spento gli incubi per accendere i sogni.”

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