Il poliziotto in borghese mi fa segno di fermarmi, agitando insensatamente la paletta.
Cazzo! Ho percorso più di trecento chilometri, di cui dieci a passo d’ uomo grazie ad un imbecille di camionista che ha rovesciato il suo TIR carico di farina,
sono ore che sto in macchina, sono stanco e affamato; pioviggina ed è buio da tempo. Ho appena passato il casello: solo venti chilometri mi separano da Casalnuovo e la DIGOS deve rompermi le palle proprio adesso; mannaggia a quando ho preso questa Uno bianca!
Il poliziotto si guarda bene dal venire subito vicino al finestrino; gira attorno alla macchina, si ferma dietro, consultandosi con il collega. Se pensa di innervosirmi
con questi stupidi giochetti, beh... ci sta riuscendo.
Alfine si decide a venire dalla mia parte. Gli dico “Buonasera”, lui mi risponde:
- Documenti. - Così, NATURALMENTE, come ci si può chiedere “come stai”;
quel “documenti” gli esce fuori che è un piacere, da attore consumato.
Che vuol dire “documenti”?, quali documenti, i miei, quelli della macchina, la licenza di pesca?
L’ ultima volta che mi hanno fermato erano due Carabinieri, in divisa; mi hanno salutato e mi hanno chiesto: - Patente e libretto, per favore. -.
E poi le barzellette le inventano su di loro!
Sono tentato di dargli il tesserino della mensa universitaria, poi penso che questa gente non ha il senso dell’ umorismo e gli allungo la patente ed il libretto.
Il poliziotto si allontana ed un istante dopo arriva il collega che mi chiede di scendere.
- Allora, Felici, dove abita? - con un buon accento napoletano.
Pronuncia quel “Felici” con soddisfazione voluttuaria, per farmi capire di quale preziosa INFORMAZIONE sia venuto a conoscenza così rapidamente.
- Mi sono trasferito da poco; ad Assisi. -
- Si ma dove ABITA? -
Cristo santo!!
- Sono di Roma, ma da un paio di mesi mi sono trasferito ad Assisi. -
Nel frattempo l’ altro poliziotto sta dando uno sguardo ai miei bagagli, gettati nel sedile posteriore, un po’ alla rinfusa.
- Professione? -
Diavolo d’un uomo! Se gli dico che sono disoccupato andremmo avanti con questa brillante conversazione tutta la notte.
- Studente. -
- Studente? - con un’ espressione stavolta indecifrabile.
Si avvicina il collega e mi chiede di aprire il portabagagli.
E’ finita! Ancora devo levare dei libri e l’ argenteria che sono lì dal trasloco.
Mentre apro il portellone penso a cosa succederà una volta che i due poliziotti
vedranno quei sacchetti neri della spazzatura buttati lì.
Trattengo il fiato, aspettandomi reazioni scomposte e battute demenziali; invece
nulla: i due tutori dell’ “ordine costituito” (chi l’avrà costituito, poi, quest’ ordine? ) si limitano a dare un’ occhiata e dirmi di aprire i sacchetti, cosa che non faccio assolutamente spiegando loro che si tratta di roba vecchia che non so dove mettere nella casa nuova.
Il primo poliziotto mi restituisce la patente, (naturalmente, fuori dalla custodia), e
mi saluta.
Salgo in macchina mentre la pioggia si infittisce, parto e, con le ultime gocce di energia rimastemi, mi concentro sulle indicazioni in “blu” per Casalnuovo, cercando di non pensare al fatto che, alla nostra sicurezza, sono preposti simili SOGGETTI.
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