La Camel che stringo tra le dita si va consumando lentamente, mentre alla TV, due imbecilli, seduti in una trattoria, scoprono di avere gli stessi gusti in fatto di acqua minerale: a lui piace frizzante, a lei, naturale: come la Gioconda.
Squilla il telefono:
-Pronto Marco? - La “R” dura, “francese”, di Cristiano, mi risolleva un po’ il morale:
- Ciao! -
- Senti, ho una proposta per stasera: un teatro, venticinque minuti. -
- Venticinque minuti? -
- Si; uno spettacolo di venticinque minuti! -
- E di che si tratta? -
- Ma... non lo so, veramente... -
- Come non lo sai, Criss?! -
- Ma che ti frega, dura solo venticinque minuti; è questo il bello! -
- Hai ragione: venticinque minuti si “reggono”, qualunque stronzata sia. -
- D’accordo allora: alle dieci esatte; dalle dieci alle dieci e venticinque. Ciao. -
La stradina è buia, vicino S.Pietro, l’ingresso del teatro, ancora più buio. Entriamo.
Sono le 22:05 : ci affrettiamo, preoccupati di aver perso ben un quinto dell’intero spettacolo. Ci accolgono due ragazzi dall’aria “alternativa”.
- E’ già cominciato? - chiede Criss, un po’ansioso.
I due si guardano, perplessi:
- No. Veramente siete i primi. -
Lancio a Criss un’occhiata eloquente.
Loro staccano due biglietti, riservandosi di rimborsarci qualora lo spettacolo non dovesse andare in scena.
Noi non ci perdiamo d’animo, prendiamo il programma ed entriamo nella minuscola sala.
- Se entro cinque minuti non arriva nessuno, ce ne andiamo. -
- D’accordo. -
Nel frattempo, alle nostre spalle, entra un tipo: con fare circospetto va a sedersi in prima fila, sulla destra.
Un attimo dopo arriva una giovane coppia; il tipo in prima fila si volta e li saluta cordialmente, mentre i due lo raggiungono.
Cinque persone in sala. Bene.
Il ragazzo del botteghino si affaccia e ci fa un cenno per dire: “tutto a posto.”
Lo spettacolo non è male: le “schermaglie” amorose di due giovani, nella Venezia settecentesca. In dialetto, ovviamente. Però comprensibile.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ci incamminiamo verso la birreria dove ci attende Alessandra.
- Lunedì si avvicina, eh? -
- Non mi ci far pensare, ho attacchi d’ansia ogni mezz’ora! -
- Sta’ tranquillo, sarà una stronzata, vedrai; e poi, non è un amico di tuo padre?
- Si, però... -
- E comunque, all’inizio, qualsiasi cosa ti serva.... -
- Lo so, lo so: grazie: -
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
La birreria è semivuota, Alessandra ci fa un cenno con la mano.
Tra una Guinnes e l’altra, facciamo l’una.
Usciamo. Via della Conciliazione è deserta.
All’ improvviso, un ragazzo - calzoncini corti a fiori, borraccia e macchina fotografica appese al collo - sbucato da non si sa dove, ci si para davanti.
- Parlez vous francais? -
Ci guardiamo interdetti: Criss sta “rispolverando” il suo inglese, io ho dimenticato il mio ed Ale ha abbandonato il francese da tempo.
Il ragazzo ci chiede una sigaretta, col classico gesto universale; poi, tra frammenti di inglese di Criss e varie mimiche facciali, crediamo di capire che desidera andare in Vaticano.
- Vatican? -
- Yes! -
Non c’è alcun dubbio: non gli basta vedere S.Pietro, ben illuminata, con le fontanelle zampillanti, vuole proprio entrare in Vaticano.
Criss gli fa presente che è l’una di notte e ci sono due grossi Svizzerotti, con tanto di elmo ed alabarda, che non hanno un gran senso dell ’humour.
Il Francese ci guarda perplesso, evidentemente non capisce il perché di tanto “fiscalismo”. Io mi avvicino, tentando di fiutare tracce d’alcool nel suo alito, mentre questi estrae dalla borsa uno spray: - Ma io ho questa! - (in francese, naturalmente.).
Criss e Ale sono sempre più confusi; a me basta una rapida occhiata per capire che si tratta di una di quelle bombolette spray anti-aggressione, tanto in voga in Francia ma assolutamente illegali da noi.
- Oh, - sorride il ragazzo - it’s a joke... -
Nel frattempo sentiamo delle urla: tre ragazzini corrono verso di noi. Affannata e con forte accento americano, la più grandicella si rivolge ad Ale: - Do you speak English?- Gli Americani sono famosi per capacità di centrare i bersagli!
- No. Parla con loro! - ribatte Ale, indicando noi; mentre gli altri due continuano a chiamare:
- Alvin! Alvin!... - correndo intorno, la ragazzina ci spiega che hanno perso un loro amico: grasso e con gli occhiali (i gesti sono inequivocabili). Il Francese è ancora lì con il suo spray. E’ troppo! Salutiamo la piccola folla e guadagniamo la macchina.
Dopo aver transitato per vari “sensi unici”, ripassiamo per Via della Conciliazione:
i ragazzini americani sono ancora lì che corrono tra una viuzza e l’altra.
Mi sporgo dal finestrino:
- Did you find him?! -
- No! - mi gridano di rimando.
- Beh, - rimettendomi comodamente a sedere - cercatelo meglio... -
- Alvin!... Alvin!... -