martedì 22 aprile 2008

comunicazione




- D’accordo, ciao papà. - riaggancio la cornetta.
Compongo un altro un numero.
Il barista continua a lanciarmi brevi ed ostili occhiate, mentre Marina mi sta dicendo che non riesce ad uscire di casa.
- Chiama i vigili del fuoco, oppure forza la serratura. -
- Si, scherza, scherza... E’ inutile non ci riesco! E’ già mezzogiorno e sono qui che devo ancora lavarmi i capelli, e sono senza shampoo, e... -
- Senti Marina, questa conversazione mi sembra senza sbocco. -
- Hai ragione. - E riaggancia.
Fisso la cornetta, perplesso; a volte è strana; io le voglio bene, ma certe volte questa donna è veramente strana.
Esco dal bar e vengo aggredito da un vento freddo; freddo ma secco. Mi piace.
Adoro questo clima, è una giornata fantastica: limpida come solo le giornate di fine Gennaio sanno esserlo.
E comunque sono incazzato. Senza motivo. Una rabbia assoluta, pura, cristallina come questa luce di mezzogiorno.
Penso che magari potrei andare a trovarla. le compro lo shampoo, sfondo la porta... a lei basta poco per essere contenta; no, troppo vento per arrivare fin là; inoltre la mia rabbia e la sua pseudo-depressione non raggiungerebbero nessun tipo di accordo.








Antonella mi sta dicendo che fra un’ora Federico ed il fratello saranno qui a prendere i mobili.
- Tutti e due!? Ma non posso, ti ho detto che avresti dovuto avvisarmi, per quell ’altro! -
- Ma io, il furgone, ce l’ho solo per oggi! Solo per oggi, capisci? Dopo non potrò più,
mai più! -
- Dai, non essere così definitiva... -
Definitivo. Mi piace. Penso che dovrei cominciare ad usarlo più spesso, quest ’aggettivo.
Continuo a ripetermelo, pronunciandolo internamente: DE-FI-NI-TI-VO. Bello. E’ efficace, fluido; le sillabe scorrono fuori che è un piacere. Definitivo.
Fa molto “minimalista”.
Intanto Antonella sta continuando a parlare; “rientro” in quello che mi sta dicendo, anche se lo so già: mi ripete le stesse cose da oltre dieci minuti, ormai.
- Ma perché sei così definitiva? - le ripeto solo per assaporarne ancora il suono.
Sono soddisfatto; ormai non seguo più la conversazione, penso a come l’aver usato un termine così delizioso possa avermi, di colpo, risollevato il morale.

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Richiamo Marina.
Lei riprende a parlare come se non si fosse mai interrotta; semplicemente PROSEGUE:
- ... cazzo, è saltata la lampadina! -
- Che lampadina? -




- ... mi capita sempre così, ci credi? Da un momento all’altro TUMP! e le lampadine si fulminano; è successa la stessa cosa con quella dei faretti... questa però la ricompro... -
- Cosa vuol dire, che sei... -
- ... al buio. Sono completamente al buio, ormai. Senti, non è che ti trovi a passare da un elettricista? -
- No! - E riaggancio con violenza.
Scuoto la testa: non è possibile...non è possibile...

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Richiamo papà:
- Ciao. -
- Oh, ciao. Allora: è per Lunedì, alle nove. -
- Va bene. -
- Mi raccomando, è un mio caro amico e non dovrebbero esserci problemi; comunque, anche se è un colloquio informale, tu fatti vedere sveglio e volonteroso. -
SVEGLIO e VOLENTEROSO
- Ho capito, ma ti ha detto, in qualche modo, che dopo... -
- Non preoccuparti: fai un po' di pratica e poi ti assume, regolarmente.
Mi raccomando, sii puntuale. Questa è un’occasione da non perdere. -
- O.K. Ciao. -

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