
Al signor William Gibson dobbiamo tutti qualcosa.
Esistono autori che scrivono bei libri, alcuni che ci hanno dato capolavori, con personaggi entrati nel lessico quotidiano, a distanza di secoli. Poi ci sono alcuni che inventano, letteralmente, “mondi”, con regole proprie, personaggi propri, atmosfere proprie.
A Gibson dobbiamo termini quali cyberspazio, hacker, rete, microsoft (ebbene si!).
In un periodo in cui la fantascienza languiva, proponendoci logori duelli tra grandi astronavi, Imperi in procinto di crollare (al momento giusto), alieni insettiformi, ecco apparire “Neuromante”……e tutto cambia!
Niente alieni né viaggi interstellari. La vera guerra si combatte qui, sul nostro pianeta, in un futuro prossimo. L’arma, micidiale, che ci ritroviamo tutti tra le mani, è il PC, il campo di battaglia, la Rete.
Gli eroi di turno sono gli hackers, pirati informatici giovani, veloci, brillanti “cowboys” della consolle che riescono a violare qualsiasi database.
I “cattivi” vengono rappresentati dalle multinazionali con le loro agguerrite difese elettroniche.
I.C.E. sta per Intrusion Countermeasure Electronics ed è il peggior nemico dei cowboys.
Tra pochi anni collegarsi in Rete sarà un’esperienza omnisensoriale. Con un paio di cavetti da attaccarsi alle tempie saremo dentro di essa, nell’enorme flusso di informazioni, con tutto il nostro essere. Realtà Virtuale dunque, anche se tutto ciò che succede nel cyberspazio avrà effetti Reali nel fisico. Un ice può letteralmente bruciare il cervello dell’intruso.
Il mondo sarà diviso tra chi possiede informazioni e chi no. La merce più preziosa (ma a questo punto già ci siamo arrivati) è, appunto, l’ Informazione.
Gli eroi di Gibson sono mercenari al soldo ora dell’una ora dell’altra Compagnia, a seconda delle necessità. A volta il committente è la Yakuza, la potente mafia giapponese.
Quando non è collegato in Rete, il nostro cowboy è depresso e si muove in “agglomerati” metropolitani, dove l’atmosfera è sempre un po’ cupa, umida di smog, alla “Blade Runner”. Passa le serate in fumosi pub dove si ritrovano i “veterani” e si possono scoltare le loro incredibili imprese, alcune leggendarie.
In realtà Gibson non sta “inventando” proprio nulla, ma sta “semplicemente accelerando la linea di sviluppo del nostro presente, non riconoscendolo più come tale ma come passato prossimo”
Secondo Marshall McLuhan è il modo di comunicare che determina i cambiamenti epocali. La definizione “post industriale” non è più soddisfacente, ormai siamo entrati nell’era informatica e Gibson ne è il “cantore” più autorevole.
Tra entusiasti ed acritici apologeti come Nicolas Negrophonte e Cassandre apocalittiche come
Neil Postman, il “nostro” è un sereno osservatore che ci dice: “Signori, questo è ciò che ci aspetta, prendetene atto e preparate le contromosse.”.
William Gibson è nato nel 1948 e vive a Vancouver.
Il suo primo romanzo “Neuromante” è il manifesto cyberpunk, ha vinto il premio Hugo e Nebula, pubblicato dalla “Nord”.
Nella Mondadori potete trovare la raccolta di racconti ”La notte che bruciammo Chrome” (da Johnny Mnemonic è stato tratto un film).
“Giù nel cyberspazio” , “Monna Lisa Cyberpunk”, “Luce virtuale”, “Idoru” e l’ultimo “American Acropolis”.

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